La Shell vuole trivellare il Cilento

I cittadini dell'area del Vallo di Diano si oppongono alla Shell, intenzionata a trivellare uno dei paradisi incontaminati del nostro paese

Shell, Vallo di Diano. Cos’anno in comune? Oggi ancora nulla, ma l’area campana del Cilento rischia di finire trivellata secondo le intenzioni della società petrolifera, che non si distingue di certo per l’attenzione per l’ambiente, e che in questa zona vorrebbe scavare alla ricerca dell’oro nero.

E a quanto pare la Shell avrebbe la strada spianata visto che il Ministero dello Sviluppo Economico avrebbe dato l’ok all’avvio dei lavori di esplorazione del progetto Monte Cavallo. Una vicenda che dura da anni, iniziata il 1° settembre del 2005 quando Shell Italia presenta istanza di permesso di ricerca in terraferma nel territorio del Vallo Di Diano, un’area che si estende per oltre 200 kmq tra le provincie di Salerno e Potenza e di alcuni comuni limitrofi: Atena Lucana, Brienza, Marsico Nuovo, Montesano sulla Marcellana, Padula, Paterno, Polla, Sala Consilina, Sant’Arsenio, Sassano, Teggiano, Tramutola.

Ma numerosi sono le questioni in ballo dal punto di vista ambientale. In primo luogo, la zona è sismica, e la presenza di pozzi petroliferi o comunque di operazioni di estrazione costituirebbero un rischio non da poco. E successivamente, l’area interessata, tra la Campania e la Basilicata, si trova nei pressi del Parco Nazionale del Cilento.

E le proteste degli abitanti non si sono fatte attendere. Il comitato “Il Vallo di Diano dice NO ALLE trivellazioni petrolifere” dalla sua pagina Facebook ha fatto sapere le ragioni per cui le trivellazioni della Shell non dovranno bucare il suolo del Vallo di Diano: “Noi cittadini ci opponiamo fermamente a eventuali trivellazioni nel nostro territorio e crediamo che operazioni del genere, oltre a rappresentare uno scempio dal punto di vista ambientale e paesaggistico, e oltre a presentare un considerevole fattore di rischio per la nostra salute, siano del tutto irrilevanti ai fini dello sviluppo economico, vuoi per le misere royalties (le più basse del mondo, appena il 7%) pagate nel nostro Paese vuoi per i leciti dubbi che ci poniamo circa l’utilizzo delle stesse. Dubbi avvalorati dal fatto che la popolazione è del tutto ignara riguardo questa istanza della Shell“.

Posizione appoggiata anche dai sindaci dei paesi e da altre forze politiche, tra cui il consigliere regionale Giovanni Fortunato che ha posto l’accento sul fatto che i vantaggi sarebbero di gran lunga minori dei vantaggi: “Gli introiti economici derivanti da una possibile trivellazione da parte della multinazionale Shell nel Vallo di Diano sarebbero di gran lunga inferiori ai danni che l’operazione arrecherebbe all’ambiente. Sono solidale con la posizione assunta dai sindaci valdianesi- continua- che in questi giorni si sono schierati contro l’ipotesi di una eventuale installazione di pozzi petroliferi nei comuni che rientrano nel progetto ‘Monte Cavallo’ della Shell“.

Il Vallo di Diano– aggiunge- ricco di eccellenze agricole e paesaggistiche, di prestigiosi siti culturali tra cui spicca su tutti la Certosa di San Lorenzo in Padula dichiarata patrimonio dell’Umanità, e di falde acquifere vera risorsa del comprensorio, non può essere bersaglio prescelto di un progetto scellerato che danneggerebbe l’immagine di un’area geografica in cui sono riscontrabili produzioni di qualità e circuiti turistici imperniati su un paesaggio ancora incontaminato”.

Difendere la propria terra dallo strapotere del petrolio. Questa la missione. Si attende una primavera molto calda.

Francesca Mancuso

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