Germanwatch: ecco i paesi più virtuosi nella riduzione delle emissioni. Italia solo al 30simo posto

È stato reso noto oggi a Durban il nuovo rapporto annuale sulle performance climatiche realizzatoda Germanwatch, Climate Action Network Europe e Legambiente. L'Italia migliora ma è ancora indietro rispetto agli altri paesi europei

È stato reso noto oggi a in occasione della Conferenza sul Clima il rapporto annuale di Germanwatch, Climate Action Network Europe e Legambiente sulla situazione climatica dei maggiori produttori di gas serra.

E l’Italia rispetto agli altri paesi dell’Ue, non brilla di certo tra le prime della classe. Il nostro paese infatti ha racimolato una trentesima posizione sui paesi maggiormente responsabili delle emissioni di gas serra. Ma va meglio rispetto allo scorso anno, quando eravamo alla 41esima posizione.

Tre sono i parametri considerati nella classifica, a ciascuno dei quali viene assegnato un punteggio. In primo luogo troviamo il trend di riduzione delle emissioni, che pesa per il 50% sul punteggio finale; poi viene considerato il livello assoluto di emissioni, che pesa per il 30% e infine si nonsiderano per il 20% anche le politiche climatiche attuate dai vari paesi contemplati dall’analisi.

Riguardo a quest’ultimo elemento, l’Italia ha registrato una discreta risalita in classifica per via delle politiche climatiche nazionali, passando dalla 58esima alla 49esima posizione, considerando in particolare lo sviluppo delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica.

Non è andata altrettanto bene sugli altri due fronti. Riguarda al livello assoluto di emissioni, il Bel Paese è passato dalla 29esima alla 27esima posizione. Mentre per il trend di riduzione delle emissioni è passato dal 21esimo al 18esimo posto. Questo considerando analiticamente i tre fattori.

Ma se confrontiamo l’Italia agli altri paesi dell’Ue, ancora una volta ci troviamo dietro. Tra i 27 paesi considerati, siamo al 16esimo posto, e alla 15esima posizione sui 30 paesi OCSE considerati dal rapporto.

Le prime della classe, tra i 58 paesi considerati dallo studio, invece sono state la Svezia, il Regno Unito e la Germania. Ma, caso esemplare, i tre paesi non occupano il primo, secondo e terzo posto, ma quarto, quinto e sesto. I primi tre non sono stati assegnatiperché nessun paese ha ancora messo in atto politiche climatiche sufficientemente ambiziose da ridurre le emissioni di anidride carbonica per contenere il surriscaldamento globale almeno al di sotto di 2°C”.

Questo il commento di Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente: “La posizione di Svezia, Regno Unito e Germania conferma la leadership europea nella lotta ai cambiamenti climatici e il ruolo importante che questi paesi dovranno giocare a Durban in questi giorni Ci auguriamo che l’Italia s’impegni al loro fianco; nonostante i passi avanti compiuti dal nostro paese nell’ultimo anno, rimane ancora molta strada da fare”.

In questi giorni, anche i nostri ministri saranno a Durban per discutere sulle possibilità di intervenire per arginare il problema dei cambiamenti climatici.

Secondo, il Presidente di Legambiente, il lieve passo avanti fatto dal nostro paese non è tutto frutto delle politiche attuate in quest’ultimo periodo, ma potrebbero avere origine altrove: “Rimane il sospetto che il miglioramento dell’Italia sia dovuto principalmente alla crisi economica. Siamo, comunque, ancora indietro rispetto ai maggiori paesi europeiconclude Cogliati Dezza -, un divario da colmare al più presto, soprattutto ora, di fronte alla drammatica crisi in corso. Potenziare la green economy significa anche investire nelle tecnologie pulite e a basso contenuto di carbonio, rilanciando così lo sviluppo economico e la performance climatica del paese”.

E invia un monito affinché gli ultimi giorni di incontri in Sudafrica possano dare i loro frutti: “Un primo segnale forte deve essere dato a Durban sostenendo l’Europa per rinnovare il protocollo di Kyoto e giungere a un nuovo accordo globale entro il 2015”.

Francesca Mancuso

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