Il fotovoltaico oggi è meno caro del nucleare. Parola della Duke University

A parità di KW prodotti, l'energia fotovoltaica è più conveniente di quella nucleare. Almeno in Nord Carolina. Secondo uno studio effettuato dalla Duke University, una delle università più prestigiose degli U.S.A., quello avvenuto in questi giorni sarebbe un “sorpasso storico”.

A parità di KW prodotti, l’energia fotovoltaica è più conveniente di quella nucleare. Almeno in Nord Carolina. Secondo uno studio effettuato dalla Duke University, una delle università più prestigiose degli U.S.A., quello avvenuto in questi giorni sarebbe un “sorpasso storico”.

A darne l’annuncio è stato il prof. Jhon Blackburn, del dipartimento di economia della stessa Duke, pubblicando nel sito dell’ateneo un articolo dal titolo lampante: Solar and Nuclear Costs: the Historic Crossover.

Il solare fotovoltaico – scrive Jhon Blackburn ha raggiunto le altre alternative low cost al nucleare. Il sorpasso è avvenuto da quando il solare costa meno di 16 centesimi di dollaro a chilowattora”. Certo, le cifre e i dati pubblicati e utilizzati per il report non si possono estendere all’intero pianeta, poiché si riferiscono alla situazione della Carolina del Nord. Tuttavia, molte intuizioni e denunce in esso contenute potrebbero valere in altri casi. Come quello italiano.

Ad esempio, il fatto che dove c’è libero mercato in materia di energia elettrica si investe molto di più nel solare, nell’eolico, nella cogenerazione e nell’efficienza energetica. Mentre dove c’è monopolio (v. Enel), states still propose to build new nuclear plants”, ovvero gli stati (il riferimento è in questo caso a quelli americani) propongono ancora di costruire nuove centrali nucleari. Assorbendo – si legge – miliardi di dollari pubblici per ciascun progetto…

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Per giunta, lo studio sottolinea come il costo del solare sia costantemente diminuito nel corso degli ultimi anni, e le proiezioni assicurano che il trend proseguirà invariato anche nei prossimi dieci, grazie ai progressi nella fabbricazione e nell’installazione. “Questo report”, ha dichiarato il prof. Blackburn, “potrebbe essere il cambio di passo se solo le nostre istituzioni democratiche faranno il loro lavoro”. Come dire: cosa stiamo aspettando?

Roberto Zambon

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