Marea nera alle Canarie: una chiazza oleosa di 70 km nella riserva dei cetacei

Il peschereccio russo inabissato nella riserva mondiale dei cetacei alla Canarie ha lasciato una chiazza di idrocarburi lunga 70 chilometri che ora è in direzione sud ovest

Disastro Canarie: ricordate il peschereccio russo che si è inabissato settimana scorsa nella riserva mondiale dei cetacei? Ebbene, la nave in questione avrebbe lasciato una bella chiazza di idrocarburi lunga 70 chilometri che ora è in direzione sud ovest.

A rilevarlo è Greenpeace che, prima che le autorità spagnole decidessero di chiudere lo spazio aereo nell’area interessata, è riuscita a sorvolare il sito al largo delle Canarie e ha constatare il disastro provocato dall’affondamento del peschereccio Oleg Naydenov.

In pericolo è soprattutto la zona verso Capo Verde, arcipelago situato a circa 1.300 chilometri delle Canarie, la cui popolazione dipende in gran parte dalle risorse del mare – dalla pesca al turismo – e dove è presente quella che, per dimensioni, potrebbe essere la terza area al mondo di riproduzione della tartaruga caretta (Caretta caretta).

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Nelle scorse ore, alcuni esemplari di tartaruga colpiti dalla fuoriuscita di idrocarburi sono già stati tratti in salvo e portati presso l’Istituto Canario de Ciencias Marinas.

Affondare in alto mare l’Oleg Naydenov è stata una follia“, afferma Alessandro Giannì, direttore delle Campagne di Greenpeace Italia. “Il combustibile continua a fuoriuscire, e adesso bisogna rimuovere con urgenza la parte che rimane nel peschereccio a duemila e quattrocento metri di profondità“.

Greenpeace, cui non è stato concesso il permesso di accedere all’area in cui il Ministero sostiene di aver avviato attività di disinquinamento, ha chiesto di esser ospitata come osservatore sulla “Miguel de Cervantes”, nave incaricata delle operazioni, per assicurare trasparenza al processo e completare la verifica delle attività del governo.

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Le preoccupazioni maggiori derivano dall’eventualità che vengano usate grandi quantità di disperdenti, sostanze che fanno “sparire” le chiazze di idrocarburi ma che sono altamente tossiche, mentre le immagini che saranno trasmesse dal ROV (Remotely Operated Vehicle, veicolo filoguidato subacqueo forse operativo nell’area da domani), saranno fondamentali per capire quanto carburante è andato davvero disperso e quanto invece è andato bruciato nel corso dell’incendio scoppiato a bordo mentre l’Oleg Naydenov era a Puerto de la Luz, Gran Canaria.

Questo incidente conferma l’incapacità che le autorità spagnole dimostrano quando si tratta di dover gestire situazioni di questo tipo. Solo pochi mesi fa, proprio alle Canarie, Repsol ha effettuato trivellazioni – infruttuose – in cerca di petrolio. Se ci fosse stato un incidente che avrebbero fatto? Avrebbero trainato e affondato al largo una piattaforma di migliaia di tonnellate” conclude Giannì.

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Intanto, secondo Greenpeace, il combustibile del peschereccio, chiamato IFO 380, ha caratteristiche simili al combustibile impiegato dal Prestige (la petroliera naufragata 13 anni fa al largo delle coste della Galizia), molto denso e viscoso, poco solubile in acqua. Staremo a vedere se questa ennesima scelta di far naufragare una nave in acque aperte la pagheremo cara e amara.

Germana Carillo

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