Nucleare, le Regioni dicono no. Ma il governo va avanti

Nonostante le Regioni si siano schierate contro il nucleare, il governo ha intenzione di andare avanti per la sua strada, che porta diritto verso la creazione di nuove centrali nucleari nel nostro Paese.

Nonostante le Regioni si siano schierate contro il nucleare, il governo ha intenzione di andare avanti per la sua strada, che porta diritto verso la creazione di nuove centrali nucleari nel nostro Paese.

È quanto ha dichiarato più o meno esplicitamente il sottosegretario allo Sviluppo economico con delega all’energia, Stefano Saglia, commentando l’approvazione da parte della Conferenza Stato-Regioni, avvenuta ieri 28 gennaio, di un parere negativo sul decreto legislativo, attualmente all’esame del Senato, che contiene tra l’altro le norme per l’individuazione dei siti che dovranno ospitare le future centrali nucleari.

Parliamo dello schema di decreto legislativo in materia di energia nucleare che ha per oggetto la “Disciplina della localizzazione, della realizzazione e dell’esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di impianti di fabbricazione del combustibile nucleare, dei sistemi di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi, nonché delle misure compensative e delle campagne informative al pubblico” (atto n. 174), varato lo scorso dicembre dal Consiglio dei ministri nel silenzio quasi generale dei mass media.

Secondo i governatori delle Regioni dunque il piano del governo sul nucleare sarebbe sbagliato sia nel merito che nel metodo. Motivo questo che ha anche spinto ben 11 Enti territoriali a presentare ricorso alla Corte costituzionale rilevando profili di incostituzionalità nello schema presentato dall’esecutivo. Le uniche voci fuori dal corso sono quelle delle Lombardia, del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia, che invece ieri hanno votato contro il parere negativo al nucleare. Non solo. Pare che il Friuli punti addirittura a coinvolgere anche la Croazia in un accordo sulla partecipazione italiana al raddoppio della centrale nucleare di Krsko (Slovenia).

Il parere negativo, ma non vincolante, della Conferenza delle Regioni sul decreto legislativo per il rientro dell’Italia nel nucleare conferma un atteggiamento pregiudizialmente negativo nel confronto sul futuro energetico del Paese“, ha aggiunto il sottosegretario Saglia. Il testo approvato dal governo, ha continuato, è infatti “del tutto rispettoso delle prerogative delle Regioni, chiamate a esprimere un’intesa sulle localizzazioni degli impianti, esattamente come oggi è previsto per tutte le installazioni energetiche di interesse nazionale. Questa previsione potrebbe far venir meno il motivo principale dei ricorsi delle Regioni in Corte Costituzionale“.

Saglia ha poi affermato come “il processo decisionale tracciato offra, inoltre, le massime garanzie di trasparenza e partecipazione sulle scelte, coinvolgendo non solo Regioni ed enti locali ma anche le popolazioni interessate, sul modello dei Paesi più avanzati“. Sorprende dunque, ha continuato il sottosegretario, “che il parere negativo coinvolga anche gli strumenti proposti per dare finalmente soluzione al tema dei rifiuti radioattivi, già oggi presenti nel territorio nazionale, con ciò non venendo incontro alle comprensibili esigenze più volte segnalate dai Comuni sedi di impianti e depositi nucleari“. E ha concluso affermando come il parere negativo della Conferenza delle Regioni sul provvedimento del governo “non condizioni il processo di approvazione definitiva delle norme, ora al vaglio delle Commissioni parlamentari“.

Insomma, nonostante le Regioni, abbiano cercato di fermare la corsa del nostro Paese alla creazione di nuove centrali nucleari, il governo si dice convinto ad andare aventi. Eppure fino a qualche giorno fa la situazione sembrava diversa. Come spiega un articolo di greeMe del 20 gennaio scorso, inizialmente sembrava che il sottosegretario Saglia volesse affrontare il tema del nucleare solo con l’appoggio delle Regioni. Ma evidentemente le cose non stavano così.

Nel frattempo però in sede parlamentare c’è chi non si ferma e continua a urlare il proprio no al nucleare. È il caso del senatore del gruppo Misto Giuseppe Astore (ex Italia dei valori) che il 19 gennaio scorso ha annunciato di voler presentare, in commissione Industria di palazzo Madama, una proposta di parere negativo sullo schema di decreto legislativo firmato dal governo. Il parlamentare sostiene infatti che la scelta del governo sia in netta antitesi con gli obiettivi di un’efficace e lungimirante politica energetica basata su energie rinnovabili, efficienza e risparmio energetico.

Quella del nucleare è insomma una questione molto delicata che andrebbe analizzata sotto diversi punti di vista e affrontata con l’impegno di tutte le istituzioni. Aspettiamo dunque di vedere cosa accadrà sul versante Parlamentare, anche se le intenzioni sembrano già sufficientemente chiare.

Rosamaria Freda

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