Greenpeace contro le trivelle nelle Canarie: ferita attivista italiana

Dei gommoni partiti dalla nave di Greenpeace Arctic Sunrise stavano attuando una pacifica manifestazione di protesta contro la nave da trivellazione Rowan Reinassance che, per conto dell’azienda spagnola Repsol, intende effettuare delle trivellazioni esplorative ma tre gommoni della Marina Militare spagnola li hanno ripetutamente speronati

I gommoni della Marina Militare spagnola speronano quelli Greenpeace partiti dalla nave Arctic Sunrise e un’attivista italiana di 21 anni riporta delle ferite. È accaduto sabato scorso nell’Arcipelago delle Canarie, dove la nave da trivellazione Rowan Renaissance intende effettuare delle trivellazioni esplorative al largo delle isole di Lanzarote e Fuerteventura per conto dell’azienda spagnola Repsol.

Così, tre natanti della Marina Militare spagnola, provenienti dalla nave RelámpagoP43, hanno ripetutamente speronato i gommoni degli attivisti di Greenpeace. Ciononostante, l’Arctic Sunrise è rimasta in zona, al di fuori dell’area di esclusione, per esaminare i danni subiti dai mezzi.

Durante la notte le Autorità militari spagnole avevano chiesto alla nave di Greenpeace di lasciare l’area in cui Repsol vorrebbe trivellare. “Non permetteremo le trivellazioni della Rowan Reinassance in acque profonde poiché ciò è considerato da noi e da milioni di sostenitori estremamente distruttivo e chiediamo al governo spagnolo di proteggere l’ambiente e i cittadini delle Isole Canarie e non il profitto di Repsol“, avvea replicato il capitano dell’Arctic Sunrise, Joel Stewart.

Il motivo del dissenso degli attivisti? Il fatto che questo progetto di trivellazione non soddisfi i requisiti di varie direttive comunitarie, mutuando quasi le stesse condizioni di quello che è ormai passato allo storia come il maggiore incidente dell’industria petrolifera, quello della Deepwater Horizon nel Golfo del Messico dell’aprile del 2010, avvenuto proprio durante una trivellazione esplorativa.

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Greenpeace ricorda che la Rowan Reinassance ha avuto in passato numerosi problemi: in maggio, nelle acque della Namibia, la testata del pozzo di trivellazione è collassata per problemi nella cementazione del pozzo e delle caratteristiche geotecniche del sito di trivellazione. Ci sono stati anche inconvenienti alla valvola di sicurezza che alla fine hanno costretto Repsol a chiudere il pozzo e abbandonarlo.

E intanto arrivano i primi commenti al margine di quanto è accaduto: “È l’ennesimo caso di criminalizzazione del dissenso ed è l’ulteriore dimostrazione che, al di là delle belle parole, i governi considerano più importanti e difendibili ad ogni costo le ragioni dei petrolieri rispetto le ragioni dell’ambiente e dei cittadini“, ha affermato la parlamentare Serena Pellegrino, capogruppo di SEL in Commissione ambiente di Montecitorio. “Sollecito il nostro Ministro della difesa a non prendere ad esempio questo tipo di reazioni spropositate ad azioni pacifiche degli ambientalisti e sono personalmente vicina alla nostra connazionale ferita“.

Germana Carillo

Foto: Greenpeace.com

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