La Rainbow Warrior di nuovo in Italia per dire no alle trivellazioni

L'Italia "Non è un paese per fossili". Questo lo slogan con il quale Greenpeace a bordo della nave più colorata e battagliera di sembre ricomincia il tour in giro per l'Italia al fine di sensibilizzare l'opinione pubblica sui pericoli derivanti dall'estrazione di petrolio nei nostri mari incentivato dal recente decreto "Sbocca Italia" di Renzi che rischia di diventare un vero e proprio "Sblocca trivelle".

L’Italia “Non è un paese per fossili”. Questo lo slogan con il quale Greenpeace, a bordo della nave più colorata e battagliera di sempre, ricomincia il tour in giro per l’Italia al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica sui pericoli derivanti dall’estrazione di petrolio nei nostri mari. Pericoli incentivati dal recente decreto Sblocca Italia” di Renzi che rischia di diventare un vero e proprio “Sblocca trivelle“.

Infatti, nonostante il premier Renzi abbia promesso passi in avanti davanti ai leader di mezzo mondo sugli obiettivi per la salvaguardia del pianeta e di decarbonizzare presto la nostra economia, una volta tornato a casa ha rivelato gli interessi del Governo a puntare alla trivellazione del Mar Mediterraneo alla ricerca di quel poco di petrolio che custodisce.

Secondo le stime del Ministero dello Sviluppo Economico i nostri fondali conservano appena 10 milioni di tonnellate di riserve certe. Ma se pensate che siano un’enormità e che regalino allo stivale l’indipendenza energetica vi sbagliate di grosso. Perché, per come sono i nostri consumi abituali, tali riserve le faremmo fuori in appena 8 settimane.

Nel Mediterraneo, è necessario puntualizzarlo, si concentra più del 25 per cento di tutto il traffico petrolifero marittimo mondiale, che come da cronache passate ha causato disastri ambientali senza pari in giro per il mondo. Anche se il nostro è un mare piccolo rispetto agli oceani conserva circa il 10 per cento della diversità biologica nota in tutti i mari; Inoltre essendo un mare semi chiuso ci vuole circa un secolo per il completo ricambio delle sue acque. Potete solo immaginare cosa significherebbe in queste condizioni un inquinamento da idrocarburi. Per non parlare dei conflitti territoriali che ne deriverebbero.

non e un paese per fossili

Ma ne vale la pena bucherellare e rischiare di inquinare il Mediterraneo per quattro gocce di oro nero? A quanto pare, per un Governo come il nostro che non si cura dell’ambiente, sì.

Secondo Greenpeace, il governo nazionale che sta promuovendo l’estrazione di idrocarburi in mare, porta l’Italia fuori dai parametri di due direttive europee sottoponendola al rischio di gravose procedure d’infrazione. Senza peraltro portare vantaggi né dal punto di vista occupazionale né del gettito fiscale. E soprattutto senza nessun beneficio in termini energetici.

“Non potevamo ammainare le vele proprio ora che si va preparando il peggior attacco mai concepito ai danni del nostro mare” – dichiara Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare di Greenpeace Italia. “Il decreto ‘Sblocca Italia’ indebolisce le valutazioni d’impatto ambientale, già oggi spesso lacunose, ed emargina i governi locali, che avranno ben poca voce in capitolo rispetto a progetti che impatteranno pesantemente sui loro territori. Alle “trivelle facili” di Renzi diciamo no. Non passeranno. E al fianco dei ‘comitatini’ diciamo forte e chiaro: il mare e i territori sono la vera ricchezza di questo paese, non il petrolio”, conclude Monti.



Le aree richieste o attualmente interessate dalle attività di ricerca di petrolio si estendono per circa 30 mila Kmq di aree marine, ben cinquemila Kmq in più rispetto allo scorso anno.

La minaccia, viste le discutibili decisioni del governo con lo Sblocca Italia e le carenti Valutazioni di Impatto Ambientale, è che in breve il mare venga letteralmente assaltato dai petrolieri. In particolare quello siciliano, per il quale sono già una quindicina di progetti in fase di valutazione nel Canale di Sicilia. Di cui alcuni già approvati favorevolmente dal nostro Ministero dell’Ambiente, il quale non è stato mai fino a questa legislatura così tanto superficiale in materia ambientale.

petrolio sicilia

Il tour della Rainbow Warrior toccherà le coste della Sicilia. Greenpeace sarà a Licata da venerdì 10 a domenica 12 per incontrare amministrazioni e comitati locali; a Siracusa dal 17 al 19 per incontrare i parlamentari siciliani e denunciare le ultime richieste di ricerca petrolifera nel Canale di Sicilia. Il 22 ottobre sarà a Napoli, dove si concluderà il tour, per lanciare un messaggio a tutta l’Europa: è ora di invertire marcia e puntare sulle rinnovabili.

È stata inoltre promossa da Greenpaece una raccolta firme che ha già raccolto circa 70 mila firme contro le fonti fossili e a favore di un futuro di rinnovabili ed efficienza. Clicca qui per firmare la petizione.

Cristiana Priore

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