Diserbanti: una proposta di legge per vietarli lungo le strade e nelle aree protette

I diserbanti sono dannosi per l’ambiente e per la salute. Non tutti i cittadini se ne rendono conto, ma i diserbanti chimici vengono impiegati d’abitudine lungo i bordi delle strade, nelle aree naturali protette, nelle vicinanze dei corsi d’acqua e lungo la viabilità privata. Si tratta di sostanze tossiche che riducono la biodiversità e deturpano il paesaggio, senza arrecare alcun beneficio.

I diserbanti sono dannosi per l’ambiente e per la salute. Non tutti i cittadini se ne rendono conto, ma i diserbanti chimici vengono impiegati d’abitudine lungo i bordi delle strade, nelle aree naturali protette, nelle vicinanze dei corsi d’acqua e lungo la viabilità privata. Si tratta di sostanze tossiche che riducono la biodiversità e deturpano il paesaggio, senza arrecare alcun beneficio.

Il Movimento Cinque Stelle ha deciso di presentare una proposta di legge per vietarne l’impiego in tutte quelle aree che non siano costituite da campi coltivati. In agricoltura l’impiego di diserbanti può avere senso per proteggere le coltivazioni dalle erbe infestanti (anche se la tecnica più innocua in tal caso resterebbe la rimozione manuale delle erbacce).

Sotto accusa è la sostanza principale di cui i diserbanti sono composti: si tratta del glifosate (glyphosate), un erbicida che richiama immediatamente alla mente Monsanto e i suoi discutibili sforzi per creare colture Ogm resistenti a tale componente. Il glifosate è stato correlato a danni ambientali ben precisi.

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Secondo studi americani e svedesi, la permanenza di glifosate nel terreno può risultare molto prolungata e durare anche per tre anni. La stessa Ispra ha indicato ripetutamente il glifosate come una sostanza inquinante tra le più presenti nelle acque superficiali. Ciò lascia pensare che il diserbo chimico avvenga anche nei pressi dei corsi d’acqua, nonostante le evidenze scientifiche sfavorevoli.

Le sostanze tossiche applicate su aree verdi e terreni possono permanere a lungo inalterate e risultare pericolose sia per i coltivatori che per i cittadini. Pensiamo, ad esempio, a chi voglia raccogliere delle erbe spontanee lungo le strade della periferia o di un parco. Il terreno circostante potrebbe essere stato trattato con diserbanti e le loro tracce potrebbero permanere sulle erbe e sulle piante commestibili.

Ancora, il glifosate è pericoloso per gli operatori stessi che si occupano del diserbo. Tale pratica minaccia la biodiversità, soprattutto nelle aree urbanizzate, dove le uniche tracce di verde rimangono proprio lungo i bordi delle strade e dei marciapiedi. Perché eliminarle, ottenendo tra l’altro un effetto estetico discutibile? Inoltre, l’impiego di diserbanti lungo le scarpate o in aree non cementificate può causare frane e smottamenti, poiché il suolo nudo non riesce a resistere alle precipitazioni e alle condizioni climatiche avverse. Infine, eliminare il verde urbano – anche se costituito da “erbacce” – diminuisce la capacità dell’ambiente di assorbire le emissioni di Co2.

La proposta di legge presentata chiede essenzialmente di vietare gli interventi di diserbo effettuati con qualsiasi sostanza chimica o tossica, anche di tipo naturale, o con soluzioni saline di qualsiasi genere lungo le scarpate, su fasce di vegetazione erbacea poste a distanza inferiore a 100 metri da strade pubbliche e private, e su fasce di vegetazione erbacea poste a distanza inferiore a 200 metri da: aree urbanizzate sia pubbliche che private, fossi, torrenti, fiumi e raccolte d’acqua.

disserbante strade

La dispersione dei diserbanti e dei loro contenitori nell’ambiente dovrà essere vietata. Per chi non seguirà il regolamento, dovranno essere stabilite precise sanzioni. All’appello del Movimento Cinque Stelle si unisce il professor Fabio Taffetani, botanico dell’Università di Ancona, che ha raccolto una documentazione fotografica che illustra i danni ambientali provocati dal diserbo.

Leggi qui Primavera Silenziosa, l’appello di Fabio Taffetani.

Marta Albè

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