Jellyfish Barge, la serra galleggiante italiana che produce cibo col fotovoltaico

Jellyfish Barge è tra i 5 finalisti del premio mondiale delle Nazioni Unite "UNECE Ideas for Change Award, che sarà assegnato il prossimo 14 aprile. Si tratta di una serra modulare costruita su piattaforma galleggiante in grado di garantire sicurezza idrica e alimentare a due nuclei famigliari, fornendo acqua e cibo senza pesare sulle risorse esistenti

Jellyfish Barge è tra i 5 finalisti del premio mondiale delle Nazioni Unite “UNECE Ideas for Change Award, che sarà assegnato il prossimo 14 aprile. Si tratta di una serra modulare costruita su piattaforma galleggiante in grado di garantire sicurezza idrica e alimentare a due nuclei famigliari, fornendo acqua e cibo senza pesare sulle risorse esistenti. A dare la notizia del premio è stato l’assessore all’agricoltura e foreste della Regione, Gianni Salvadori.

“Il 14 aprile con il team guidato dal professor Stefano Mancuso dell’Università di Firenze (Pnat Srl – Dispaa) che ha realizzato la serra – ha spiegato l’assessore – siamo stati invitati presso il Palais des Nations di Ginevra dove i delegati di 56 Paesi membri e una giuria di esperti voteranno per il vincitore finale. Naturalmente la Toscana farà del suo meglio per vincere – ha concluso Salvadori – ma essere fra i 5 finalisti di un premio mondiale è già un bel riconoscimento della capacità di innovazione della nostra Regione.”

Jellyfish Barge è un sistema in grado di produrre alimenti senza il consumo del suolo, di acqua dolce e di energia chimica. È composta di un basamento in legno di circa 70 metri quadrati, che galleggia su fusti di plastica riciclati. Al di sopra viene montata una serra in vetro per le coltivazioni. All’interno – come spiega la scheda tecnica – un sistema di coltivazione idroponica garantisce un risparmio del 70% di acqua rispetto alle colture tradizionali, grazie al riuso dell’acqua.

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L’acqua dolce viene fornita da dei dissalatori solari disposti lungo il perimetro, e sono in grado di produrre fino a 150 litri al giorno. La distillazione solare è un fenomeno naturale: nei mari, l’energia del sole fa evaporare l’acqua, che poi ricade come acqua piovana. In Jellyfish Barge il sistema di dissalazione replica questo fenomeno naturale in piccola scala, risucchiando l’aria umida e facendola condensare in dei fusti a contatto con la superficie fredda del mare.

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La poca energia necessaria a far funzionare le ventole e le pompe viene fornita da sistemi che sfruttano le energie rinnovabili, integrati nella struttura. Le piante vengono coltivate in idroponica, una tecnica di coltivazione fuori terra. È modulare, per cui un singolo elemento è completamente autonomo, mentre più serre affiancate possono garantire la sicurezza alimentare per un’intera comunità̀.

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La forma ottagonale della piattaforma consente di affiancare diversi moduli collegandoli con semplici basamenti galleggianti a base quadrata, che possono diventare mercati e luoghi di incontro di una piccola comunità sull’acqua. Il progetto Jellyfish Barge è stato realizzato dai ricercatori del Pnat col contributo della Regione Toscana e la Fondazione Ente Cassa di Risparmio di Firenze.

Non resta che incorciare le dita e sperare che trionfi!

Roberta Ragni

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