Patata Ogm: stop della Corte di Giustizia Europea all’Amflora della Basf

Patata Ogm Amflora bocciata dalla Corte di Giustizia Europea. La Corte ha revocato l’autorizzazione alla diffusione della patata brevettata dalla multinazionale Basf. Si riapre dunque il dibattito legato alla possibilità dei singoli Stati Europei di introdurre nel proprio territorio la coltivazione di Ogm in maniera autonoma.

Patata Ogm Amflora bocciata dalla Corte di Giustizia Europea. La Corte ha revocato l’autorizzazione alla diffusione della patata brevettata dalla multinazionale Basf. Si riapre dunque il dibattito legato alla possibilità dei singoli Stati Europei di introdurre nel proprio territorio la coltivazione di Ogm in maniera autonoma.

La speranza è dunque quella di un’agricoltura non sottomessa alle multinazionali, libera dagli OGM e capace di nutrire il pianeta, poiché in armonia con l’ambiente. Il dibattito si riapre a livello europeo, dove si scontrano voci favorevoli e contrarie agli Ogm e alla loro diffusione. Come comunicato da Legambiente, la bocciatura rilancia il confronto sulla modifica della Direttiva 18/2001, per fare in modo che gli Stati possano dichiarare in modo autonomo il proprio rifiuto agli Ogm, ad esempio per ragioni agronomiche e socio-economiche.

Sono gli agricoltori i primi ad essere danneggiati dagli Ogm: ecco perché le associazioni ambientalisti cercano proprio in loro il sostegno, oltre che nei consumatori, che risultano coinvolti in prima persona nella scelta del cibo da portare sulle tavole. La patata Amflora non è l’unica coltivazione Ogm in gioco.

Greenpeace invita la Commissione europea a ritirare anche la proposta di autorizzazione alla coltivazione del mais OGM 1507 di Pioneer-DuPont, redatta lo scorso novembre. A parere di Greenpeace, infatti, la sentenza sulla patata prodotta da Basf dimostra che la Commissione UE ha commesso gli stessi errori giuridici per entrambe le autorizzazioni. Greenpeace comunica che:

“Come avvenuto anche nel caso della patata OGM esaminato dalla Corte di Giustizia Europea, dopo che l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha emesso nuovi pareri scientifici sul mais OGM 1507, la Commissione Ue non ha chiesto al comitato di esperti dei Paesi membri di votare la nuova proposta di autorizzazione. La Commissione, dopo le nuove valutazioni, ha modificato la proposta e l’ha inviata direttamente al Consiglio dei Ministri, mentre secondo la sentenza, avrebbe dovuto sottoporla nuovamente al comitato degli Stati membri”.

Greenpeace ha raccolto, insieme ad Avaaz, oltre 1 milione di firme, accusando la Commissione di ignorare sia le preoccupazioni esistenti a livello scientifico che la forte opposizione pubblica verso le colture OGM. Nel maggio del 2010, l’Ungheria ha fatto ricorso per chiedere l’annullamento dell’autorizzazione dell’Amflora e subito dopo Francia, Lussemburgo, Austria e Polonia sono intervenuti nel procedimento a sostegno dell’Ungheria.

“La sentenza di oggi demolisce i piani della Commissione Ue di ottenere rapidamente l’autorizzazione alla coltivazione del mais OGM 1507 di Pioneer-DuPont. La Commissione deve ritirare la sua proposta, in linea con i requisiti giuridici previsti dalla Ue.” – ha dichiarato Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura di Greenpeace Italia.

La Corte ha stabilito che la Commissione non ha ottemperato alle norme comunitarie sulle procedure di autorizzazione relative ai prodotti Ogm. Dunque quali mosse dovremmo attenderci per il futuro? Secondo Coldiretti, lo stop alla patata geneticamente modificata è accolto positivamente da 8 cittadini su 10 e il 76% della popolazione italiana sarebbe contraria agli organismi geneticamente modificati. Gli Ogm inoltre, come sottolineato da Coldiretti, non pongono solo seri problemi di sicurezza ambientale e alimentare, ma soprattutto perseguono un modello di sviluppo che è il grande alleato dell’omologazione e il grande nemico della tipicità, della distintività e del Made in Italy

L’Europa permetterà all’Italia e agli altri Stati membri di rispettare il volere della maggioranza dei cittadini?

Marta Albè

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