Alla ricerca di Nemo: i pesci pagliaccio riescono davvero a migrare per chilometri

Quello che sembrava frutto della fantasia degli autori disneyani viene invece confermato da una ricerca scientifica che dimostra come i Pesci Pagliaccio possano effettivamente migrare per chilometri. Le larve però, non gli adulti. Com'è possibile?

I pesci pagliaccio sono diventati famosi perché protagonisti del film Disney Pixar “Alla ricerca di Nemo“, che narrava un immaginario lungo viaggio di un pesce Pagliaccio attraverso l’oceano. Quello che sembrava frutto della fantasia degli autori disneyani viene invece confermato da una ricerca scientifica che dimostra come i Pesci Pagliaccio possano effettivamente migrare per chilometri. Le larve però, non gli adulti. Com’è possibile?

I ricercatori dell’equipe di Steve Simpson dell’Università di Exeter, Regno Unito, hanno scoperto il fenomeno nel mare arabico al largo dell’Oman. In queste acque, a una distanza di circa 400 km in direzione Nord-Sud, vivono due gruppi distinti di Amphirion omanensis (nome scientifico del Pesce Pagliaccio).

Raccogliendo e analizzando dati genetici di individui di entrambi i gruppi di pesci, gli scienziati hanno identificato la presenza di uno scambio genetico tra le colonie: cioè hanno individuato che dal gruppo della colonia a nord si spostano verso la colonia a sud più individui, piuttosto che il contrario.

Ma non sono gli adulti a muoversi: sono in realtà le larve poiché dopo la deposizione delle uova, queste vengono sospinte in maniera del tutto casuale dalle correnti marine che vanno, appunto, prevalentemente da nord a sud. In questo modo gli individui del nord che vivono in acque più fredde si adattano alle acque più calde del sud.

Qual è l’aspetto importante di tale scoperta? Può sembrare una banalità agli occhi di molti non proprio pratici di biologia marina, ma in realtà questa ricerca è importante per la sopravvivenza della specie, poiché sottolinea come la presenza di scambio genetico tra due popolazioni di pesci distanti anche molti km tra loro, permetta di migliorare gli adattamenti all’ambiente di questi animali e consenta loro di affrontare meglio i pericoli che derivano soprattutto dai cambiamenti climatici, come ad esempio l’acidificazione delle acque.

Cristiana Piore

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