Cotone, storia di un amore tossico. Ecco perché vale la pena sceglierlo bio

È facile dire cotone. Da migliaia di anni l'uomo usa questo materiale tessile, che non è caso è il più diffuso del mondo per le sue innumerevole caratteristiche. Tuttavia, dietro al cotone c'è un mondo fatto di schiavitù, di ogm, di distruzione dell'ambiente e di pesticidi

È facile dire cotone. Da migliaia di anni l’uomo usa questo materiale tessile, che non è caso è il più diffuso del mondo per le sue innumerevole caratteristiche. Tuttavia, dietro al cotone c’è un mondo fatto di schiavitù, di ogm, di distruzione dell’ambiente e di pesticidi.

Morbido e leggero, il cotone ci tiene freschi quando fa caldo e può sopportare sia le alte temperature che l’usura ma la sua produzione nasconde ben altro, al punto da trasformarlo in una delle materie prime più problematiche del mondo.

La produzione di cotone, tra pesticidi e scarsità d’acqua

Nelle coltivazioni infatti si usano spesso sostanze chimiche dannose. Il cotone richiede inoltre enormi quantità di acqua per crescere. A volte sono necessari fino a 29.000 litri per produrne un solo kg. La maggior parte del cotone convenzionale viene coltivato in aree calde e asciutte, e qui scatta il problema visto che per crescere in queste zone si usano grandi quantità di pesticidi chimici e fertilizzanti.

Fino al 25% di tutti gli insetticidi utilizzati in agricoltura a livello mondiale viene utilizzato nell’industria del cotone. Tuttavia, la coltivazione occupa solo il 2,5% di tutto il terreno coltivabile a livello globale. Queste sostanze chimiche non si limitano all’uccisione di parassiti nocivi ma si diffondono ad altri organismi nella catena alimentare attraverso le interazioni tra acqua, aria e suolo e possono distruggere interi ecosistemi.

L’esposizione a queste sostanze chimiche sta inoltre causando gravi problemi di salute a molti agricoltori e ai loro vicini, che lamentano mal di testa, nausea, vertigini, gravi allergie, malattie gravi e nei casi più gravi anche la morte.

Spesso queste regioni soffrono anche di scarsità d’acqua e la popolazione a volte si trova a dover guadagnarsi da vivere coltivando cotone e risparmiando l’acqua da bere.

Cotone biologico

Il cotone organico o biologico può essere un’alternativa valida e decisamente più sostenibile rispetto a quello tradizionale. Le piante da cui viene prodotto infatti sono coltivate senza pesticidi chimici e fertilizzanti artificiali. Purtroppo il cotone bio rappresenta solo l’0,1% del totale coltivato nel mondo.

Al momento si stanno considerando anche soluzioni innovative come il cotone riciclato ma prima che possano entrare saldamente nel mercato, possiamo fare attenzione a quello che acquistiamo.

In primo luogo, assicuriamoci che gli indumenti che compriamo siano fatti di cotone biologico proveniente da paesi in cui l’acqua è abbondante e, se possibile, reintegrata.

Preferiamo anche l’acquisto di capi senza materiali misti, più facili da riciclare in futuro ma soprattutto trattiamo con cura i capi di cotone in modo che durino più a lungo e che possano essere usati anche di seconda mano quando non ne abbiamo più bisogno.

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Francesca Mancuso

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