Buste di plastica: il consiglio dei Ministri conferma la messa al bando e la Spagna segue l’esempio dell’Italia

Stamattina il Consiglio dei Ministri ha definitivamente confermato la messa al bando dei sacchetti di plastica usa e getta non biodegradabili che in Italia erano stati vietati dal 1 gennaio di quest’anno per meglio circoscrivere la portata del divieto.

Attraverso la normativa approvata questa mattina e notificata anche all’UE che la sta ora valutando, vengono, infatti, chiariti i riferimenti normativi europei per la biodegradabilità dei materiali che tanto avevano fatto discutere nei mesi scorsi.

Con il provvedimento di oggi – ha commentato il ministro Stefania Prestigiacomo – sono stati chiariti dubbi ed incertezze che scaturivano dalla legge del 2006 ed è stato definito un quadro normativo chiaro a difesa dell’ambiente e a favore di uno sviluppo produttivo moderno e sostenibile”.

Gli italiani – continua il ministro dell’Ambiente in una nota – hanno dato prova in questi mesi di una straordinaria maturità ambientale, accettando di buon grado il divieto dei sacchetti usa e getta e utilizzando le buste biodegradabili o borse della spesa riutilizzabili. Siamo i primi in Europa ad aver messo “fuori legge” gli shopper inquinanti, con un provvedimento che suscitato molti consensi ed ha aperto la strada ad un ripensamento in sede UE sull’argomento. Adesso dobbiamo andare avanti promuovendo, come stiamo facendo, la produzione di bio-plastiche che sono parte essenziale di quella filiera della nuova chimica, capace di aiutare l’ambiente e non più di danneggiarlo”.

E proprio oggi arriva la notizia che anche la Spagna seguirà l’esempio dell’Italia che in materia di buste di plastica ha fatto scuola in tutta Europa. Lo scorso 28 luglio, infatti, è stata promulgata la legge n.22 che metterà progressivamente al bando i sacchetti usa e getta che scompariranno dal mercato spagnolo nel 2018.

La legge approvata illustra anche le tempistiche e il calendario con cui gli spagnoli diranno addio ai famigerati sacchetti non biodegradabili. E così, entro il 2013 la sostituzione degli attuali shopper non bio con buste realizzate in altri materiali dovrà riguardare il 60% delle buste, entro il 2015 andrà sostituito il 70%, l’80% prima del 2016 fino alla totale eliminazione nel 2018.

E la nuova norma, al contrario di quella italiana che ha fatto chiarezza solo oggi, fissa subito il parametro per la biodegradabilità scegliendo espressamente la norma europea EN 13432:2000, unico standard tecnico – come più volte sostenuto da Assobioplastiche – in grado di certificare la biodegradabilità e/o la compostabilità di un dato materiale.

La Spagna compie un altro importante passo in avanti per la tutela dell’ambiente – evidenzia il Presidente di Assobioplastiche, Marco Versari – sulla scia dell’esperienza pilota italiana, confermando ancora una volta la sensibilità crescente in tutta Europa sui pesanti danni cagionati dall’abbandono delle buste in plastica non biodegradabile. L’auspicio è che anche le Istituzioni europee recepiscano questa lodevole tendenza e si attivino per formulare norme di analogo tenore applicabili a tutti i Membri dell’Unione”.

Ma nel frattempo, tra ricorsi e polemiche, soprattutto dei produttori di buste di plastica, a più di otto mesi dalla sue entrata in vigore, come sta procedendo in Italia il divieto ? Come è stato accolto dai cittadini?

Stando al sondaggio pubblicato nei giorni scorsi proprio da Assoplastiche sembra proprio che le abitudini degli italiani stiano cambiando con il 75% di essi che utilizza regolarmente la sporta riutilizzabile. (per maggiori info leggi il nostro articolo dedicato al sondaggio)

Questo bando sta provocando dei grossi cambiamenti culturali… nei cittadini e nei produttori stessi di sacchetti di plastica che dovranno rivedere la propria produzione – ha dichiarato a greenMe.it Viviana Valentini, dell’ufficio scientifico di Legambiente – Molti di loro già lo stanno facendo, valutando la possibilità di produrre sacchetti riutilizzabili da plastica riciclata. Resta il fatto che l’obiettivo finale rimane ridurre l’uso di petrolio e gli sprechi e i rifiuti. Non tanto le bioplastiche, quindi, ma la cultura del riuso e dello spreco zero“.

Come non essere d’accordo?

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