Acqua: occhio alle caraffe filtranti. Inutili e dannose?

Attenzione all'acqua filtrata dalle ormai diffuse caraffe. Un esposto presentato lo scorso mese di febbraio al procuratore Raffaele Guariniello da Mineracqua, la Federazione italiana delle industrie della acque minerali naturali, e firmato dallo stesso presidente Ettore Fortuna, pare aver trovato fondamento dalle analisi effettuate dalla Procura di Torino e ora trasmesse all'Istituto Superiore di Sanità che gettano dubbi sull'effettiva utilità delle caraffe che filtrano l'acqua del rubinetto per purificarla da sostanze nocive.

Attenzione all‘acqua filtrata dalle ormai diffuse caraffe. Un esposto presentato lo scorso mese di febbraio al procuratore Raffaele Guariniello da Mineracqua, la Federazione italiana delle industrie della acque minerali naturali, e firmato dallo stesso presidente Ettore Fortuna, pare aver trovato fondamento dalle analisi effettuate dalla Procura di Torino e ora trasmesse all’Istituto Superiore di Sanità che gettano dubbi sull’effettiva utilità delle caraffe che filtrano l’acqua del rubinetto per purificarla da sostanze nocive.

Secondo quanto sostiene il consulente della Procura di Torino Ivo Pavan, l’acqua filtrata dalle tre caraffe esaminate, ossia la tedesca Brita, la caraffa di Auchan prodotta da Laica e quella Viviverde della Coop non renderebbero l’acqua potabile, ma anzi, in alcuni casi, aggiungerebbero una certa quantità di sodio e potassio.

Infatti, il passaggio nei filtri a carboni attivi, piuttosto che depurare l’acqua, la renderebbe non potabile, la priverebbe di elementi nutritivi, tra cui calcio e magnesio, e aggiungerebbe inoltre corpi estranei e sostanze come l’ammonio e l’argento. Per tale ragione, la procura di Torino ha aperto un’inchiesta, ipotizzando i reati di commercio di sostanze alimentari nocive per la salute e frode.

Ma non è tutto. Mineracqua ha segnalato ulteriori problemi, legati alla pulizia, all’igiene della caraffa e allo smaltimento dei filtri. Questo il commento della Procura: “Il primo problema riguarda la durezza dell’acqua, ovvero la quantità di calcio e magnesio: dopo il trattamento i valori si abbassano notevolmente. Dopo 120 ore di utilizzo del filtro addirittura si azzerano“.

Inoltre “in alcune caraffe – continua Guariniello – il Ph dell’acqua sale a livelli fino a 9.5, contro un limite di legge di 6.5 e con questo livello di acidità sarebbe non potabile. Poi appaiono tracce di ammonio, sodio, potassio e argento in valori superiori a quelli dell’acqua del rubinetto. Non sono pericolosi – ha sottolineato – ma sicuramente l’acqua non è migliorata“.

Insomma nonostante “la situazione debba essere valutata con attenzione dall’autorita sanitaria competente“, Guarinello giunge alla conclusione che le caraffe filtranti non migliorano affatto l’acqua del rubinetto, ma in alcuni casi la peggiorerebbero facendola diventare rischiosa se bevuta da persone affetta da patologie come ad esempio il diabete, l’ipertensione o da malattie cardiache.

All’Istituto Superiore di Sanità il compito di fare ulteriore chiarezza su uno strumento fino ad oggi considerato un valido aiuto per essere sicuri di ciò che si beve.

Francesca Mancuso

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