Nestle’ sta rubando l’acqua agli indiani d’America (e non solo)?

Imbottigliare acqua e continuare ad attingere alle falde acquifere per mero profitto nonostante la siccità. Per poi rivendere l’oro blu confezionato negli Usa, dove il sistema di acquedotti per la distribuzione dell’acqua potabile è il più sicuro del mondo e dove dunque si potrebbe bere acqua del rubinetto senza problemi. Tutto ciò ai danni degli indiani d’America e non solo.

Imbottigliare acqua e continuare ad attingere alle falde acquifere per mero profitto nonostante la siccità. Per poi rivendere l’oro blu confezionato negli Usa, dove il sistema di acquedotti per la distribuzione dell’acqua potabile è il più sicuro del mondo e dove dunque si potrebbe bere acqua del rubinetto senza problemi. Tutto ciò ai danni degli indiani d’America e non solo.

Nestlé è di nuovo al centro delle polemiche per l’accaparramento dell’acqua. Si autodefinisce una realtà sostenibile dal punto di vista sociale e ambientale, promuove il valore condiviso, ma a quanto pare solo a parole, dato che terrebbe nascosti da anni i dati relativi all’estrazione di acqua dalla falde.

Il problema dell’accaparramento dell’acqua in questo momento riguarda soprattutto la California, che sta attraversando la siccità più grave dell’ultimo secolo. Mentre i cittadini rischiano multe molto salate per l’irrigazione dell’orto e del giardino, la multinazionale continua a succhiare acqua dalle falde, senza rivelare in quali quantità.

L’impianto di imbottigliamento si trova nella riserva di Morongo Band Mission Indians, un gruppo tribale riconosciuto a livello federale, e ciò significa che le operazioni di Nestlé non sono soggette agli stessi controlli delle altre aziende da parte delle agenzie idriche locali, trattandosi di un’area speciale. La riserva si trova nella località di Riverside County, in California. Nestlé non avrebbe l’obbligo di divulgare informazioni relative alla quantità d’acqua prelevata o ai prezzi.

Perché è possibile prelevare acqua da una zona di siccità e venderla? Se lo domandano le popolazioni locali, che vedono le proprie risorse idriche prosciugarsi. I dati verrebbero tenuti nascosti anche con la complicità di coloro che vivono nella zona e che vorrebbero tenersi stretti i 250 posti di lavoro offerti dall’impianto in un’area in cui trovare occupazione è molto difficile.

Nello stesso tempo però diventa molto importante per le tribù proteggere le risorse idriche rimaste. Nestlé ha ribadito il proprio impegno per quanto riguarda lo svolgimento delle operazioni di estrazione e imbottigliamento dell’acqua seguendo tutte le normative pubbliche statali. Secondo l’azienda, il tutto si svolge in modo responsabile dal punto di vista ecologico e così da impedire impatti negativi sull’ambiente e che le risorse idriche vengano sottratte alle tribù locali.

E allora perché i dati vengono tenuti nascosti? Nestlé è uno dei maggiori fornitori di acqua in bottiglia negli Usa. In tutto il mondo vende oltre 11 miliardi di dollari di acqua in bottiglia ogni anno e ne possiede più di 70 marchi. E per raggiungere simili risultati sfrutta un bene che dovrebbe essere sempre comune, non fermandosi nemmeno di fronte alla siccità di una riserva dove le precipitazioni sono sempre più scarse. Dopo la guerra per il petrolio, avremo la guerra per l’acqua?

Marta Albè

Fonte foto: salon.com

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