KiteGen: l’eolico ad alta quota. Cronaca di un anno di passione

Un anno dopo, rieccoci a parlare del KiteGen, il progetto italiano per produrre energia elettrica dal vento in quota, utilizzando un innovativo sistema “ad aquiloni”. KiteGen è nato da una brillante intuizione del piemontese Massimo Ippolito, fondatore della Sequoia Automation di Chieri: la scorsa estate vi avevamo annunciato l’inizio, per l’autunno 2009, dei test sul primo prototipo, Stem (letteralmente stelo), che doveva essere installato nel comune di Berzano San Pietro (Asti). Com'è andata a finire?

Un anno dopo, rieccoci a parlare del KiteGen, il progetto italiano per produrre energia elettrica dal vento in quota, utilizzando un innovativo sistema “ad aquiloni”. KiteGen è nato da una brillante intuizione del piemontese Massimo Ippolito, fondatore della Sequoia Automation di Chieri: la scorsa estate vi avevamo annunciato l’inizio, per l’autunno 2009, dei test sul primo prototipo, Stem (letteralmente “stelo”), che doveva essere installato nel comune di Berzano San Pietro (Asti). Nonostante l’impegno e la buona volontà dei promotori, che sono riusciti ad aprire il cantiere e a dare inizio ai lavori, la speranza di rispettare il calendario prefissato è ben presto svanita, per via di una lunga serie di complicazioni burocratiche.

Stando ai progetti, a Berzano, su terreni di proprietà della Sequoia, doveva sorgere una struttura in acciaio, appoggiata su colonne di legno e smontabile. L’impianto del KiteGen avrebbe occupato circa 100 metri quadrati, sarebbe stato temporaneo e ad impatto ambientale zero, di modo che la zona interessata potesse essere facilmente riportabile allo stato precedente all’installazione. L’unico obiettivo dell’impianto era di poter testare “sul campo” una tecnologia affinata a tavolino e con l’ausilio di prototipi mobili.

Nonostante tali premesse, già prima che il cantiere fosse avviato, sono nate delle polemiche con alcuni nuclei familiari residenti, che avanzavano obiezioni e perplessità alla costruzione del KiteGen in prossimità delle loro abitazioni. Quindi, c’è stato un intervento della Guardia forestale, che ha ulteriormente ritardato l’inizio dei lavori: l’accusa rivolta alla Sequoia era aver aperto un piccolo sentiero non previsto per raggiungere la cima della collina che avrebbe dovuto ospitare l’impianto, tagliando a questo scopo della vegetazione. Gli accertamenti del caso hanno dimostrato che si trattava, in realtà, di un sentiero già esistente, anche se in stato di abbandono, per cui non era necessario richiedere alcun permesso per “aprirlo”: la Sequoia aveva semplicemente provveduto a ripulirlo, senza alterare alcun equilibrio ambientale e senza procedere a disboscamenti arbitrari.

Risolto e archiviato il problema del sentiero, che ha comunque portato via tempo ed energie preziose, sono stati finalmente avviati i lavori di costruzione dell’impianto. Fino ad una nuova, amara sorpresa: un altro intervento della Guardia forestale, all’inizio del mese di luglio, che ha causato l’ennesimo stop. La motivazione, questa volta, è che l’impianto del KiteGen deve essere assoggettato alla verifica di compatibilità ambientale: una richiesta mai formulata nelle fasi precedenti di raccolta e presentazione della documentazione necessaria alla costruzione della struttura, data anche la sua natura temporanea e smontabile. Anche perché, l’autorizzazione rilasciata dal Comune di Berzano alla Sequoia prevede già la messa in pristino dei luoghi alla fine del periodo di sperimentazione.

Il problema nasce dalla “natura” dei terreni interessati: secondo il Comune di Berzano, si tratta di un’area agricola, mentre per la Guardia forestale è un bosco. Nonostante la struttura del KiteGen sia ad impatto ambientale nullo e vada ad occupare un area di terreno che versava in condizioni di totale abbandono, per poter continuare i lavori è necessario richiedere un nuovo nulla osta. Una procedura burocratica che comporta uno stop di almeno 90 giorni.

Un lasso di tempo insopportabilmente lungo per chi da anni lavora al progetto KiteGen, tanto che Massimo Ippolito ha annunciato al “Corriere di Chieri” l’intenzione di abbandonare i lavori nel sito di Berzano:è una tempistica per noi improponibile, ci dichiariamo falliti fin da ora. Hanno vinto coloro i quali non ci volevano, perché appoggiati da alcuni poteri. Cercheremo fortuna altrove perché questa battaglia non ha senso e non vale la pena combatterla”. L’altrove, in questo caso, è un piccolo comune della provincia di Cuneo, Sommariva Perno, in cui il progetto del KiteGen ha incontrato molte meno resistenze e molti meno problemi: qui l’aquilone volerà sopra una discarica, in località Cascina del mago. Un nome che potrebbe essere di buon auspicio, per un progetto che potrebbe segnare una svolta decisiva nel campo delle energie rinnovabili.

Insomma, nonostante le avversità, le polemiche, l’ostracismo di alcuni e le numerose complicanze burocratiche, il progetto non si ferma. A questa certezza, che ci riempie di sollievo, si aggiunge anche un’ottima notizia: KiteGen è stato selezionato come progetto portabandiera dal Ministero dell’Innovazione per rappresentare l’innovazione italiana all’Expo 2010, attualmente in corso a Shanghai. Come dire: le buone idee, la perseveranza e la passione, ogni tanto, vengono riconosciute e premiate. Anche se spesso sarebbe sufficiente che non venissero ostacolate.

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