Le case low-cost realizzate riciclando i rifiuti: il caso della Phoenix Commotion

Dan e Marsha Phillips è una coppia di coniugi statunitensi che circa 12 anni fa ha fondato un’azienda edile: la Phoenix Commotion con la quale hanno cominciato a mettere in piedi costruzioni ed edifici utilizzando esclusivamente materiali riciclati.

Il protagonista di una vecchia canzone “voleva una casa piccolina e in Canada” quelli di questa storia invece l’hanno voluta confortevole, eco-friendly e…costruita con i rifiuti!

Stiamo parlando di Dan e Marsha Phillips una coppia di coniugi statunitensi che dopo aver condotto una vita “normale” con lavori e mansioni piuttosto regolari (lui ufficiale dell’esercito e lei normalissima casalinga), circa 12 anni fa hanno fondato un’azienda edile: la Phoenix Commotion con la quale hanno cominciato a mettere in piedi costruzioni ed edifici utilizzando esclusivamente materiali riciclati.

I due sposi, infatti, stanchi della situazione di questa società allo sbando, dove mutui e prestiti rendono la vita dei più giovani una schiavitù e l’acquisto di un’abitazione quasi una chimera, hanno deciso di investire il loro tempo nella fabbricazione di edifici “low cost” che potessero essere comprati da tutti. La soluzione, quindi, è stata quella di riutilizzare i materiali di scarto riciclando e trasformandoli in modernissime e confortevoli abitazioni.

La Phoenix Commotion, è cosi diventata l’azienda di “tutti”. Sono, infatti, tantissime le donazioni che provengono dalla più svariata tipologia di persone. Non si tratta, però, come di potrebbe facilmente pensare, di donazioni pecuniarie, ma semplicemente donazioni di rottami!

Attualmente sono 14 le case edificate e tutte abitate da famiglie a basso reddito, che senza questa incredibile trovata non si sarebbero mai potute permettere di affrontare i costi di una nuova abitaione. Case apparentemente come le altre, bella da vedere e da abitarci, ma che al posto dei mattoni hanno una quanto mai varia serie di materiali improbabili. Si passa, infatti, da gusci di frutta secca, a bottiglie di vetro, da tappi di sughero a scarti di legno, passando per vecchie piastrelle di ceramica e persino DVD utilizzati. Queste eco-dimore, inoltre, soddisfano ovviamente tutte le norme e i codici di costruzione attualmente vigenti a Phoenix (sede dell’azienda e città natale dei due).

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A detta dei due coniugi la società ha come primo suo primo obiettivo non tanto i profitti, ma la volontà di aiutare i meno fortunati che a causa dell’attuale deriva economica non potrebbero soddisfare il diritto alla casa. È con questo scopo che nel 1997 il signor Phillips decise di ipotecare la sua di casa per trovare i fondi per costituire la sua impresa edile e portare avanti il suo progetto partito da una semplice osservazione: le discariche sono sovraffollate e soffocate da tantissimi potenziali materiali utili. Da qui la decisione di diventare un costruttore: guardate i bambini giocare con i piccoli blocchetti della Lego. Penso che sia nel DNA di tutti voler essere un costruttore”.

L’aspetto ancor più interessante sta nel fatto che gli adifici fabbricati dalla Phoenix Commotion, non solo risultano essere economici e poco costosi, ma sono caratterizzati anche da un’estrema efficienza energetica e stanno piano piano diventando l’oggetto del desiderio di un crescente numero di persone appartenenti alla cosiddetta “middle-class”.

Dan Philips e sua moglie stanno regalando un sogno al popolo americano, divenendo falegnami, elettricisti, idraulici e pittori autodidatti sono riusciti ad abbattere i costi di produzione e, soprattutto, riciclando i più disparati materiali, dare una mano all’emergenza rifiuti , trasformandoli in solide fondamenta per le proprie costruzioni.

Secondo loro, smistando e cercando fra mucchi di spazzature si può ottenere una media pari all’80% di materiale utile ai fini edili. Non si tratta di sfidare le leggi della fisicaspiega Dan – ma solo di aguzzare l’ingegno, farsi furbi e dare la possibilità di un tetto ai meno fortunati”. Un esempio di “sogno americano” tutto da imitare!

Alessandro Ribaldi

Foto: New York Times – Michael Stravato

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