Dalla diossina dell’Ilva alla canapa. Il riscatto dell’agricoltore di Taranto

Dalla diossina alla canapa. Quella dell'ex allevatore di Taranto Vincenzo Fornaro, al quale vennero abbattuti centinaia di ovini contaminati dalla diossina dell'Ilva, è senz'altro una storia di riscatto, di desiderio di rinnovamento e di speranza.

Dalla diossina alla canapa. Quella dell’ex allevatore di Taranto Vincenzo Fornaro, al quale vennero abbattuti centinaia di ovini contaminati dalla diossina dell’Ilva, è senz’altro una storia di riscatto, di desiderio di rinnovamento e di speranza.

La racconta il video “UOMINI CHE NON SI ARRENDONO“, di Fabio Matacchiera, relativo alla nuova attività economica intrapresa con coraggio dalla famiglia dopo che fu effettuata, presso la loro masseria, una vera e propria mattanza di tutti i capi di bestiami perché contaminati da diossine e pcb. Ora in quei terreni, dove una volta pascolavano gli animali, hanno deciso di seminare e coltivare la canapa, destinata alla alla fabbricazione di fibre tessili e come combustibile biodiesel.

Qualche giorno fa, alla masseria Fornaro è stata effettuata la prima raccolta della canapa seminata nell’aprile scorso. La coltivazione rientra in un programma di riconversione della azienda progettato con la collaborazione di “Canapuglia”, come azione di rigenerazione ambientale e di rivalutazione del territorio locale.

diossina taranto allevatore

Dopo questo primo raccolto, ci sarà la seconda fase del progetto, come spiega Puglia Press, che verrà realizzato anche grazie all’utilizzo di fondi regionali con il bando “Principi Attivi”, ovvero al campionamento delle piante. Successivamente la canapa verrà trasformata in ben 25 mila prodotti ecosostenibili. La canapa coltivata avrà anche il compito di bonificare i terreni.

“Abbiamo seminato ed ora raccogliamo il frutto della nostra terra e della nostra voglia di non arrenderci e di continuare a lottare e sperare”, conclude Vincenzo Fornaro.

Foto di Assunta Torsello

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