Ritirata la proposta di una tassa comunale su cani e gatti

Una tassa su cani e gatti per finanziare i canili e le colonie feline. Dopo la bufera che ha scatenato, ora c'è stata la marcia indietro. il relatore Gianni Mancuso (Pdl) ha annunciato che la ritirerà.

Una tassa su cani e gatti, dai 10 ai 30 euro, per finanziare i canili e le colonie feline. Era questa la logica sottesa a una proposta in dirittura d’arrivo in commissione Affari sociali della Camera, che prevedeva che i comuni potessero istituire una tariffa per i proprietari di animali domestici al fine di contribuire alla lotta contro il randagismo. Ma, dopo la bufera che ha scatenato, ora c’è stata la marcia indietro: il relatore Gianni Mancuso (Pdl) ha annunciato che la ritirerà.

Nel testo iniziale del provvedimento “Modifiche alla legge 14 agosto 1991, n. 281, in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo“, che aveva iniziato il suo iter nell’aprile 2009 e il cui esame è stato completato lo scorso 6 marzo, si legge: “tutti i possessori di cani sono tenuti al pagamento di un’imposta comunale annuale di euro 20. I comuni possono deliberare, con proprio regolamento, l’istituzione di una tariffa comunale al cui pagamento sono tenuti i proprietari di cani e gatti e destinata al finanziamento di iniziative di prevenzione e contrasto del randagismo“.

Si trattava di un “testo quadro sul rapporto tra uomo e animali inantropi -ha spiegato il relatore Mancuso – ricordiamoci che in Italia vivono 15 milioni di cani in case e giardini, 6-700mila cani randagi e 22.000 colonie feline censite. Sono numeri importanti, e la nostra legge attribuisce dei compiti ben precisi ai comuni per la tutela di tutti questi animali. Devo dire – spiega poi il parlamentare – che tra le commissioni che hanno già espresso il loro parere c’è quello della Finanze, che è favorevole ma che chiede di espungere questa tassa. Come relatore sono orientato ad accogliere questa richiesta, che però era una cosa intelligente, frutto di una pensata collettiva. Probabilmente la si capirà più avanti».

Il sottosegretario all’Economia Gianfranco Polillo, infatti, aveva anche detto di condividere il balzello almeno “in linea di principio“, ma, dopo aver fatto infuriare animalisti e molti esponenti politici, ha scritto su twitter:tranquilli: nessuna tassa sugli animali domestici. Era solo una battuta nei confronti di un deputato che l’aveva proposta“. Anche Jole Santelli, autrice della proposta iniziale insieme alla deputata Fiorella Rubino Ceccacci, ora dice di essere contraria. “Nelle condizioni in cui siamo non possiamo permetterci di mettere un euro di tasse in più. Il problema di finanziare la legge esiste ma le risorse vanno reperite tagliando le spese e non aumentando le imposte”, ha detto la vice presidente del gruppo Pdl alla Camera.

Una tassa, questa, che secondo il mondo associazionista avrebbe, al contrario delle sue intenzioni, comunque incrementato il randagismo.Stupisce che vi sia ancora qualcuno in Parlamento che intenda avanzare la proposta di una tassa su cani e gatti” dichiara il presidente nazionale dell‘Enpa, Carla Rocchi. “Una tassa di questo tipo, oltre ad essere discutibile sul piano etico – prosegue Rocchi – finirebbe per essere un vero e proprio boomerang poiché non solo favorirebbe nuovi abbandoni, ma disincentiverebbe anche le adozioni dei canili, con un conseguente aggravio di spesa per le casse degli enti locali“.

Sulla stessa linea anche Legambiente e Lav. “I soliti incivili che si liberano dei fidati amici adesso potranno anche contare su una parziale giustificazione, la tassa sugli animali. Chi prende un cane randagio ha sicuramente meno possibilità economiche di chi compra un cane con pedigree, dunque già allevare l’animale è un costo, figuriamoci dover aggiungere anche la tassa“, ha detto Nino Morabito Responsabile Fauna Legambiente.

Siamo profondamente contrari -spiega ancora Ilari Innocenti, responsabile del settore cane e gatti della Lega anti vivisezione, su Repubblicaè necessario fare una differenza tra chi aiuta già le politiche anti randagismo e chi no. Non serve una tassa, ma delle politiche per la sterilizzazione e l’adozione. I Comuni spendono mille euro per ogni animale ospitato in un canile. Se l’adozione fosse incentivata, risparmierebbero molti più soldi di quelli che potrebbero raccogliere con questa tassa“.

Roberta Ragni

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